Incontrare i colleghi, individualmente o in gruppo, ascoltare i loro dubbi, essere testimone del loro lavoro, della serietà e responsabilità con cui incontrano i loro pazienti, mi permette di entrare in punta di piedi nel processo di cura.
Nell'incontro di supervisione si intrecciano le storie dei pazienti, le caratteristiche del collega in supervisione, le mie caratteristiche come supervisore, aspetti clinici, aspetti etici.
Fare supervisione non significa sostituirsi al collega, ma affiancarlo illuminando passaggi differenti, perché osservati da un'altra prospettiva. Fare supervisione non significa giudicare l'operato di un collega, ma accogliere la fatica, comprenderne le ragioni, trovare strade alternative se necessario.
Il nostro lavoro è impegnativo, comporta una fatica mentale ed emotiva significativa. Per questo è importante che ci autorizziamo a riconoscere la fatica e a chiedere aiuto ai colleghi. Mentre il terapeuta è impegnato sul campo con la persona sofferente, il supervisore si pone come base sicura per il collega, in una rete di connessione che ha come unico scopo il benessere e la salute mentale. E se siamo in rete, non ci sentiamo soli.
Alla fine di ogni incontro mi sento arricchita dall'esperienza di mente collettiva, che nasce nell'incontro autentico con l'altro, nella capacità di ognuno di mettersi in gioco. Curiosità per l'animo umano, accoglienza, fiducia nella risorsa del pensiero collettivo, affiancamento e non sostituzione: questa è per me la SUPERVISIONE.
A chi è rivolta:
Psicoterapeuti o Equipe di psicoterapeuti che desiderano riflettere su situazioni cliniche che presentano blocchi o risvolti problematici.
Equipe multidisciplinari nelle quali emerge il bisogno di riflettere su alcune situazioni problematiche che hanno coinvolto gli operatori.
Per informazioni potete compilare il form nei contatti o scrivere una mail. Sarà mia premura rispondere al più presto.