Faccio qualche passo di lato.
Osservo - come da un punto esterno - il nostro correre degli ultimi giorni.
Chissà verso dove.
Ritualità che suggeriscono il tempo delle festività imminenti: giochi di luci e colori, vetrine addobbate, pacchetti regalo, calendari con finestre magiche.
Buoni propositi, giorni di riposo come miraggi nel deserto.
Ma.
Dall'altra parte del confine, un'altra storia, altre storie.
Strade in salita che non finiscono mai, non per tutti c'è aria di festa, non per tutti c'è casa, non per tutti c'è famiglia.
Dove regna la guerra, poi, non si sa cosa resta, oltre alla paura.
Questa disparità mi colpisce, ogni volta di più. Un senso di impotenza occupa un posto fisso nel cuore, ed è ingombrante.
Come le domande sul come e sul perché.
Il mio pensiero va lí sempre più spesso, dall'altra parte del confine (in)visibile.
E quando torno qui, sento il bisogno di fermarmi, scendere dalla giostra, fare un reset, stare con l'essenziale, con ciò che conta di più.
Esserci, davvero. Dove si può.
Laura Fino