"Ho capito tante cose di me e della mia storia, ma... com'è che ancora non sto bene? Forse dobbiamo scavare di più?"
Durante una supervisione con un collega emerge questo quesito, portato da un suo paziente.
È un tema che spesso ritorna, in psicoterapia e nella formazione.
Capire è importante, ma non basta.
Prendere consapevolezza della nostra storia, di quali sono stati gli ostacoli incontrati e di ciò che ci ha prodotto dolore è sicuramente un primo passo. È come aprire una finestra e guardare da un'altra prospettiva.
Ma capire non è necessariamente cambiare. Guardare da quella nuova finestra non è necessariamente decidere di aprire la porta e camminare per quella nuova strada.
Ogni percorso di conoscenza di sé, per uscire da un disagio, resta fine a se stesso se non sentiamo forte la motivazione a cambiare qualcosa, a trovare le risorse per fare diversamente, ad uscire dall' impotenza di ciò che abbiamo vissuto e decidere di modificare il percorso.
Capire è guardare in modo nuovo, riconoscendo e accogliendo emozioni, sensazioni e pensieri che emergono.
Cambiare è la "messa a terra", è decidere di fare passi concreti, anche se difficili, per stare meglio.
Capire tiene un filo col passato, gli dà significato.
Cambiare si radica nel presente e guarda in modo diverso al futuro.
Insieme, capire e cambiare, sono una grande risorsa di trasformazione.
Qual è la tua esperienza tra capire e cambiare?
Laura Fino